La Seconda Rivoluzione Industriale

La seconda rivoluzione industriale ha luogo tra la fine del XIX secolo e la Prima Guerra Mondiale ed è caratterizzata da 4 importanti innovazioni che ne caratterizzarono l’importanza e il successo:

  1. La fine del monopolio inglese delle innovazioni tecnologiche
  2. Un nuovo rapporto tra scienza e tecnica
  3. La nascita di nuovi settori industriali che acquisiscono una funzione trainante per l’intera economia sostituendo il settore manifatturiero del cotone e il settore della metallurgia
  4. La nascita della grande impresa moderna

Fine del monopolio inglese delle innovazioni tecnologiche

La prima rivoluzione industriale, come è ben noto, ebbe luogo in Gran Bretagna, luogo in cui le principali innovazioni tecniche presero vita e dal quale furono poi trasferite successivamente anche in altre parti del mondo; questo, però, cambia tra la fine dell’800 e la prima guerra mondiale, periodo durante il quale la maggior parte delle innovazioni che caratterizzano questa nuova fase di sviluppo dell’industria hanno luogo in altri paesi, soprattutto Germania e USA, che iniziano ad affermarsi come superpotenze a livello mondiale e superano l’Inghilterra nel livello di sviluppo industriale.

Rapporto fra scienza e tecnica

Il ruolo della scienza nella prima rivoluzione industriale fu modesto perché, se si fa riferimento alle altre innovazioni della prima rivoluzione industriale, esse furono opera di artigiani e meccanici (competenze tecniche pratiche) e non di scienziati. Questi ultimi, infatti, prima e durante il corso del XVIII secolo, conducevano le loro ricerche animati dal desiderio di dare un contributo al progresso della conoscenza, senza però pensare che le loro scoperte sarebbero state molto più utili applicandole concretamente per ottenerne un guadagno economico.

Parallelamente agli scienziati, esisteva il mondo dei lavoratori artigiani, i quali, acuti osservatori dei fenomeni visibili ad occhio nudo, potevano studiarne le cause e gli effetti capendone le possibili applicazioni pratiche. Vero è anche che, a partire dalla seconda metà dell’800, vi è un cambiamento nella scienza che si sposta dall’osservazione dei fenomeni visibili a quelli invisibili, come lo studio degli atomi, delle molecole, dei flussi di elettroni, dei batteri e così via e che poteva essere compreso però solamente da scienziati preparati e non più dagli artigiani, anche se molto intraprendenti.

Le imprese industriali, quindi, cominciano a interessarsi sempre di più alle scoperte di carattere scientifico, consapevoli delle loro possibili applicazioni nell’industria e del fatto che potevano essere facilmente superate dalle industrie concorrenti se avessero ignorato tali progressi. Per tale motivo, le imprese iniziano ad investire per dotarsi di propri laboratori di ricerca per restare al passo con la scienza.

In conclusione, la differenza sostanziale del ruolo della scienza nella prima rivoluzione e nella seconda è che ora l’obiettivo degli scienziati industriali non è più quello di condurre ricerche per amore della conoscenza, ma quello di condurre ricerche dai cui risultati derivare dei prodotti e processi produttivi nuovi e migliorati dai quali ottenere un lucro.

Nuovi settori industriali

Durante la seconda metà del XIX secolo, un insieme di innovazioni portarono alla nascita di nuovi settori industriali che in poco tempo svolsero una funzione trainante per l’intera economia. Tali settori sono:

  • siderurgia dell’acciaio
  • chimica organica
  • elettricità
  • industria dell’automobile

La siderurgia dell’acciaio

L’acciaio era conosciuto anche prima della metà dell’800, ma era molto costoso e le tecniche di decarburazione della ghisa che si utilizzavano per ottenere l’acciaio della composizione voluta erano molto lente e questo lo rendeva un prodotto che non era conveniente produrre in grandi quantità e per tale motivo veniva utilizzato solo per produrre pochi beni di lusso (armature, spade..)

Nella seconda metà dell’800, però, vengono realizzate alcune innovazioni che consentono di rendere molto più veloce il procedimento di decarburazione della ghisa per produrre acciaio e, come conseguenza diretta, si ha una notevole diminuzione del costo di produzione, che consente di produrne in grandi quantità e a costi decrescenti e di utilizzarlo come principale sostituto del ferro e del legno soprattutto nella:

  • cantieristica→ si costruiscono navi con scafi in acciaio;
  • costruzione di macchine in particolare a vapore ad alta pressione molto più potenti;
  • meccanica ferroviaria→ i binari in ferro vengono sostituiti da quelli in acciaio più resistenti e in grado di sostenere un peso 7 volte maggiore dei binari in ferro; costruzione di vagoni e treni in acciaio;

La chimica organica

Per fondere il ferro si doveva utilizzare il carbone coke derivato del carbone fossile; quando esso veniva sottoposto al trattamento per ottenere il carbone coke, il carbone fossile liberava alcune sostanze che consentivano al coke di essere un buon combustibile per il ferro. All’inizio queste sostanze di cui il carbone fossile si liberava erano considerate delle scorie. Una di queste sostanze era il catrame. Sottoponendolo a vari trattamenti si otteneva un altro derivato che era l’ anilina.

Uno scienziato, Perkins, effettua degli esperimenti sull’anilina dalla quale riesce ad ottenere, sintetizzandola, una tintura lilla tendente al rosa, che diventa il primo colorante artificiale; nasce quindi l’industria dei coloranti artificiali. Questa scoperta viene fatta in Inghilterra, ma trova applicazione in Germania e Svizzera, che sviluppano la più importante industria chimica in Europa.

La chimica si afferma come industria in cui il legame fra scienza e tecnica si stringe, dotandosi inoltre di importanti laboratori di ricerca industriale.

L’elettricità

Nel 700 la nuova fonte di energia sfruttata era quella a vapore, mentre verso la fine dell’800 si riesce a sfruttare l’elettricità.

Innovazioni principali:

  • 1821→ l’inglese Faraday inventa il primo motore elettrico e dieci anni dopo la dinamo; in questa fase le innovazioni sono ancora realizzate in Inghilterra; successivamente avranno luogo negli USA;
  • 1839→ l’americano Morse inventa il telegrafo. Rende veloce la trasmissione delle comunicazioni e in questo modo è quindi possibile comunicare da un capo all’altro del paese;
  • 1867→ viene costruito il primo cavo telegrafico transatlantico che consente di connettere le due sponde dell’oceano atlantico (gli Stati Uniti e l’Europa comunicano per la prima volta).
  • 1869→ invenzione della lampadina elettrica ad incandescenza da parte di Edison;
  • 1876→ Alexander Bell inventa il telefono
  • anni ‘80 del XIX→ inizialmente non era possibile trasportare l’energia elettrica dal luogo in cui veniva prodotta ad un altro perché i cavi utilizzati per costruire le prime reti che avrebbero dovuto trasportarla erano poco efficienti e di conseguenza ne perdevano la maggior parte; fu solo negli anni 80 dell’800 che si riuscì a trasportare l’energia prodotta lontano dai luoghi di produzione.

Come conseguenza, l’impiego dell’energia elettrica si diffonde rapidamente a sempre nuovi usi, come l’illuminazione pubblica di strade e piazze dove le vecchie lampade a gas vengono sostituite, ma anche per l’illuminazione privata nelle case.

L’energia viene utilizzata, inoltre, come forza motrice per la trazione di treni e tram, per gli impianti fissi e macchine utensili, forni di fusione e impianti industriali.

L’industria automobilistica

Nasce grazie all’invenzione del tedesco Daimler che nel 1892 inventa il primo motore a scoppio a benzina. Si trattava di un motore monocilindrico.

La sua prima applicazione fu nell’azionamento di carrozze, tradizionalmente trainate da cavalli.

Sotto la carrozza veniva collocato il motore per l’azionamento della carrozza autonomamente senza essere trainata.

La nascita delle grandi imprese

Dato che le innovazioni tecnologiche, per poterne sfruttare al meglio il potenziale, dovevano essere impiegate solo su volumi di produzione molto elevati senza precedenti, le imprese devono attuare tre tipi di investimenti correlati:

  1. costruzione di impianti produttivi di dimensione sufficiente a sfruttare le economie di scala e di diversificazione;
  2. reti di distribuzione e marketing presente a livello nazionale e internazionale che consentano di portare sul mercato i beni prodotti;
  3. creazione di un’organizzazione manageriale, in cui il dirigente d’azienda non deve corrispondere al proprietario dell’impresa;